Era il 1904. Dal 1882 a Luino transitavano i convogli ferroviari, tra Berlino e Genova, per sbarcare illustri personalità di una florida belle époque dirette a visitare, col battello a vapore, le celebri isole Borromee. Dal 1885 era entrata in funzione un’altra linea ferroviaria, per Ponte Tresa, utile per agevolare quanti volessero ammirare, lungo un solo percorso, i bacini di ben tre laghi, tutti d’ottima fama presso i touristes: Maggiore, di Lugano e di Como. Allo scoccare del secolo, il nuovo stile Liberty era il migliore per celebrare queste sorti progressive: un’èlite cittadina decise di dotare il borgo di un Kursaal per «concerti, feste da ballo, riunioni, conferenze, caffè, ristorante», nel baricentro del lungolago, nel frattempo rinnovato.
Ne affidarono il disegno all’architetto luinese Giuseppe Petrolo (1872-1953), cui sottoposero riviste d’architettura aggiornate sui modelli messi a punto nei centri europei più avanzati, Vienna in testa. Fu una scelta corale vincente: Petrolo si fece carico di una sintesi felice e produsse uno tra i primi edifici liberty del lago, il più bello. Seppe istituire un dialogo col paesaggio modellando i volumi per creare come una cascata di terrazze verso il panorama: sul tetto, a metà del fabbricato, a sbalzo sull’acqua. Disegnò con mano sicura cerchi scuri attorno alle finestre come fossero palloni aerostatici. Forgiò i ferri in curve sinuose. Inarcò i muri per godere della migliore vista sul lago dal salone principale e per aumentarne l’illuminazione.
Il Kursaal divenne il centro della vita sociale del borgo: nel marzo 1913 un sodale di Filippo Marinetti (il siciliano Gesualdo Manzella Frontini) vi tenne una conferenza sul Futurismo. Oltre un decennio dopo, cambiato il gusto e necessitando di camere per divenire albergo col nome di Verbania, lo stesso architetto ampliò l’edificio, lasciando sopravvivere dettagli di puro Liberty e, soprattutto, mantenendo inalterata la successione dei belvedere e le grandi finestre aperte al lago. Quelle vetrate, faro di una modernità ricercata, furono forse avvistate dal protagonista di Un addio alle armi di Ernest Hemingway, durante la fuga in barca verso la Svizzera, una notte della Prima Guerra Mondiale: «[…] il lago si allargò e sulla riva opposta ai piedi delle montagne vedemmo qualche luce che doveva essere di Luino». Vittorio Sereni, che diede seguito a questa versione dei fatti, se ne giovò per legare i suoi versi più famosi dedicati a Luino (sotto il titolo di Terrazza) al Kursaal.
Piero Chiara ne fece il palcoscenico per innumerevoli pagine dedicate alla vita in provincia e divenute parte del patrimonio collettivo letterario italiano. Nel 1971 l’albergo cessò l’attività. Fu l’inizio di una nuova vita. Nel 1975 vi fu allestita una mostra dedicata a Bernardino Luini (1481 ca.-1532): il pittore ‘leonardesco’, nativo delle valli sopra Luino, così famoso nel XIX sec. che la Regina Vittoria, in vacanza a Baveno nel 1879, avrebbe voluto metter piede a Luino solo per visitare il presunto paese natio di quel maestro del quale non avrebbe disdegnato possedere qualche capolavoro. Da quella mostra, il palazzo assurse al rango di civico centro di cultura (biblioteca, incontri, mostre e museo).
Attualmente, è destinato a raccogliere, di nuovo, l’eredità di tanta storia: un restauro rispettoso del palazzo ha permesso di accogliere l’archivio letterario di Vittorio Sereni e le carte di Piero Chiara, entrambi, di questo palazzo, a vario titolo, debitori.