Grande parco romantico posto a nord dell’abitato di Luino, ricco di essenze botaniche pregiate per rarità e dimensioni monumentali. Con una superficie di circa 6/7 ettari, è uno dei più estesi giardini del Lago Maggiore ed è uno dei più antichi. Frutto di due fasi cronologicamente determinate, l’una a fine Settecento, l’altra a metà Ottocento, si propone come chiaro esempio del mutato gusto nella progettazione del verde in area lombarda tra cultura neoclassica e romanticismo.
Fase 1. Il primo impianto risale al 1773-1789. La famiglia milanese dei Crivelli, titolari del feudo di Luino, incaricarono l’architetto Felice Soave, architetto neoclassico, a capo della Fabbrica del Duomo di Milano, della sistemazione del vasto possedimento, dove era intenzione dei conti costruire non una villa, ma una serie di passeggi nel verde a complemento del palazzo che, nel cuore del paese, poteva contare su un giardino piuttosto ristretto (questo palazzo è oggi la sede del Municipio di Luino e di un istituto bancario). Il disegno prevedeva un lungo ‘corridoio’ centrale fiancheggiato da un colonnato voltato con fitto intreccio di rampicanti. Il passeggio iniziava dopo un ponte a cinque arcate necessario per superare un torrente che scorre nel mezzo della proprietà; al termine, verso nord, era posto un tempietto a colonne ioniche binate; a metà, invece, un più grandioso tempio circolare aperto fungeva da snodo (anche per le carrozze) con altro viale colonnato, perpendicolare al precedente. Questo scendeva da un belvedere sulla collina e arrivava al lago. Il piano fu eseguito parzialmente: furono costruiti ponte e tempietto (che ancora sopravvivono). L’ambizioso progetto è noto grazie all’Elogio che Francesco Soave, fratello dell’architetto e noto più di questi per essere stato il padre spirituale di Alessandro Manzoni, dedicò alle imprese edilizie dei Crivelli in Luino. Francesco Soave, spesso ospite dei conti Crivelli, cantava in versi la bellezza del parco: «[…] Scorre lungo il colle/superbo indi vedrai portico immenso/dove la volta – da frondose viti/che s’intrecciano agli archi, ombrata e adorna – /reggon di bianco marmo alti pilastri».
Fase 2. Rimasto incompiuto, il parco fu risistemato ‘all’inglese’ nel 1856: autore del nuovo piano fu il marchese Trotti, fondatore della Società Orticola Milanese, e, in parte, anche lo stesso conte Alberto Crivelli che un poco si dilettava di botanica. Nel 1932 una comitiva di soci della Società Orticola Milanese visitò l’opera dell’illustre fondatore: «il giardino è all’antica, il vero tipo del giardino lombardo dell’Ottocento, denso abbondante, pieno d’ombre deve la mano del giardiniere non geometrizza, ma invece amplia, arrotonda, imbarocchisce con sapiente misura. I fiori qui si espandono vittoriosi, colorano a loro voglia, accendono il verde, lo sposano in letizia, creano cascate, ciuffi, ghirlande, mutano colore preparando ogni ora riflessi nuovi, vivono trionfalmente e muoiono esausti di gioia. Questo giardino è veramente un trionfo di bellezza naturale».
Fase 3. Solo nel 1889, all’interno del giardino, fu costruita una villa, dove era custodita una tela di Francesco Hayez: ritratto della principessa Belgiojoso, zia dell’ultima proprietaria della villa, la contessa Antonietta Crivelli Serbelloni. La villa sfoggiava decori (oramai in cemento) propri dell’epoca in un curioso miscuglio di stile tudor-neogotico con torretta ottagonale belvedere, sul modello di larghissima diffusione grazie all’esempio, di alcuni decenni precedente, del Castello di Miramare a Trieste e poi di numerose ville in Brianza dove l’architettura d’area milanese scioglieva i vincoli imposti dallo ‘stile’ in una più libera impaginazione secondo il ‘gusto’ e la moda. Tra i casi di maggior attinenza si citano: villa Litta Modigliani a Vedano al Lambro (arch. L. Chierichetti), villa Lattuada, Vismara (arch. A. Tagliarferri, 1885), le scuderie di villa Ponti a Varese, villa Branca a Baveno (Verbania, 1879). La villa fu demolita e sostituita da un moderno caseggiato al cui interno si conservano parti architettoniche della residenza dei conti, quadri e cimeli diversi. Rimane intatto il giardino, ricco di essenze botaniche, tra cui rododendri e camelie, che incorniciano ricercati scorci panoramici sul lago.
Nel 2006, il parco di villa ‘Fonteviva’ ha raggiunto il 41° posto nella classifica nazionale de I Luoghi del Cuore, popolare e sentito censimento che ogni anno il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) promuove tra i cittadini italiani per sensibilizzare l’opinione pubblica e le amministrazioni locali alla tutela del proprio patrimonio storico, artistico e paesaggistico.