La villa, nota anche come villa Flora (da nome campeggiava sul frontone centrale ora rimosso), rappresenta la seconda residenza che la famiglia di industriali svizzeri Hussy, stabilitasi a Luino dal 1870 ca., fece costruire in posizione a metà strada tra gli stabilimenti dagli stessi impiantati nella frazione di Creva e il centro cittadino. La prima residenza, poco a monte della villa in oggetto, sarebbe stata edificata già intorno al 1870; rinnovata nel 1908 in stile liberty dall’architetto Giuseppe Petrolo (l’architetto del Kursaal-Verbania), fu in anni recenti sede della caserma dei Carabinieri ed ora trasformata in appartamenti privati.
Villa Flora, invece, sarebbe stata costruita intorno al 1880-85, come denunciano gli aggiornamenti catastali e i caratteri morfologici e tipologici. Ignoto è il nome del progettista, che va forse ricercato nei professionisti svizzeri a cui, inizialmente, gli Hussy si erano rivolti per costruire in Luino le loro fabbriche e le loro prime residenze: ancora nel 1909 l’architetto A. Bringolf di Lucerna fu chiamato per dar forma alla portineria della villa. La massiccia cancellata di ferro, intervallata da pilastri in cemento e mossa dal “giro delle carrozze” nei pressi della medesima portineria, invece, fu disegnata, intorno al 1910, dall’architetto Petrolo.
Concepito in blocco isolato, con massiccia volumetria mossa da rientri e dallo slancio delle verande di ferro sulle facciate principali, il fabbricato presenta un sistema costruttivo tradizionale, con muri d’ambito e di spina in muratura; probabile il ricordo al ferro (oltre che per le logge di cui si è detto) per le solette dei locali di maggiore dimensione; di ottima fattura è lo scalone interno con gradini a sbalzo in granito rosa di Baveno.
Ben conservati sono gli ambienti interni che recano ancora evidente l’articolazione funzionale originaria, tra sale di rappresentanza (significativamente collocate sul ‘fronte lago’ e opportunamente accoppiate, al piano terreno e al primo piano, rispettivamente, ad una loggia e ad una grande balconata), studioli (biblioteca al piano terreno; studio al primo piano nobile), camere private e locali di servizio (cucine). Buona parte dei locali mantiene i pavimenti di legno con moderati giochi di incastri, boiserie e qualche ornato in rilievo di stucco: alcuni di questi elementi furono ripresi in un restauro effettuato intorno al 1930. Il visitatore, nel grande vestibolo d’ingresso, è accolto dagli stemmi della famiglia e della confederazione elvetica. Il grande e inalterato scalone è ornato di vetrate con vetri istoriati.
Tra gli arredi, spiccano due grandi stufe in maiolica databili al primo decennio del Novecento e collocate negli ambienti di rappresentanza di cui si è detto: di produzione svizzera, o austriaca, documentano il notevole influsso culturale della famiglia, in grado di veicolare a Luino i più avanzati modelli di elaborazione estetica di matrice centro europea i cui esiti si rintracceranno, di lì a pochi anni, nelle più valide pagine dell’architettura liberty locale (il Kursaal di Luino, poi Palazzo Verbania; vedi itinerario: Palazzo Verbania).
Il parco, forse originariamente esteso a comprendere le due unità abitative (la prima villa, a monte, e villa Flora), offre ancora l’imponente alberatura d’alto fusto coeva all’impianto, tracce della serra e altri minori edifici (gazebo, etc.).
La villa, sede di alcune associazioni locali, è proprietà comunale ed è visitabile.